Acquasparta | Carsulae | Cesi | Montefalco | Massa Martana |
Sangemini | Scoppio | Spoleto | Terni | Todi |
ACQUASPARTA Cittadina
distesa su un colle a circa 300 m. Antico centro termale e di villeggiatura, conserva
cospicui resti delle mura medioevali. Fu una delle "Terre Arnolfe"
, così dette dal loro primo feudatario; poi appartenne all'Abbazia di Farfa, quindi ai
vescovi di Todi e infine passò ai Cesi. Il principe Federico Cesi
vi ricostituì (insieme a Giovanni Echio, Francesco Stelluti e Anastasio De Filis) nel
1609 l'Accademia dei Lincei
, fondata a Roma nel 1603. |
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CARSULAE Città romana
sorta lungo la Via Flaminia
, dopo l'apertura della via consolare (III sec. a.C.), nel tratto tra Narnia
(Narni) e Vicus ad Martis (S. Maria in Pantano
). La migrazione delle popolazioni di montagna e delle vicine pianure verso Carsulae
avvenne probabilmente per le possibilità commerciali che l'attraversamento della Via Flaminia
generava (comunque. non si può escludere che la città romana si sia sviluppata a partire
da un ben più antico insediamento umbro) in un luogo naturalmente ricco di acque dove
erano possibili attività diverse ed egualmente remunerative quali l'estrazione e la
lavorazione della pietra, la coltivazione della vite, lo sfruttamento minerario. La
funzione emporica e religiosa assolta dal complesso dei santuari posti sulla vicina
Montagna di Cesi (facente parte della catena dei Monti Martani) venne espletata da Carsulae,
ruotante anch'essa intorno ad un importante sede di culto: i
"templi gemini", al di sotto dei quali sono state rinvenute le tracce più
antiche dell'insediamento carsulano (probabilmente appartenenti ad un antico santuario
pre-romano); la funzione emporica del santuario trova conferma nella presenza di tabernae
(che si aprono lungo l'asse viario principale), alloggiate nelle sostruzioni dei
templi. Nel corso del I sec. a.C. la città diventava Municipio iscritto alla tribù Clustumina.
Si ingrandì e acquistò importanza in età imperiale (a partire dal 27 a.C.,
perfettamente inserita nel quadro dell'ideologia propagandistica di Augusto, si diffonde
infatti una nuova cultura urbanistica che si traduce in una politica sistematica di
interventi monumentali), come indicano i monumenti rimessi in luce: la loro disposizione
rivela un piano urbanistico organico e unitario. Lo sviluppo del centro fu probabilmente
dovuto non solo alla sua favorevole posizione sulla Flaminia (anche Carsulae,
beneficiando dal riassetto del sistema viario, insieme ad altri centri come Fano e Spello,
acquisì una vera e propria dignitas urbana solo in epoca alto imperiale con un
notevole sviluppo edilizio a partire dal I sec. a.C.), ma anche alla bellezza del luogo,
ricordato da Tacito
e da Plinio il Giovane. La nuova veste urbanistica assunta da Carsulae, viene
sottolineata dall'introduzione di modelli architettonici provenienti da Roma, spesso
accompagnata da un notevole utilizzo del marmo; questo fenomeno va letto come uno dei
segni di una nuova etica politica: l'edilizia si trasforma nell'espressione della publica
magnificentia, affermazione della prevalenza degli interessi della collettività sul
lusso privato. |
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CESI E LE "TERRE ARNOLFE" Secondo
Monsignor Felice Contelori (Memorie historiche della terra di Cesi, 1675) "...
è opinione commune, de gl'habitanti, che doppo la ruina della città di
Carsoli...fosse dato principio all'edificazione di Cesi...". Sostiene inoltre il
Contelori che il nome del paese derivi dal latino "caedere" (tagliare a
pezzi, massacrare),perchè i cesani credono che in quel luogo gli antichi romani fecero un
massacro. La storia di Cesi parte dunque dall'alto medioevo, quando parte degli abitanti
di Carsulae fondarono un primo nucleo abitato ai piedi del Monte Torremaggiore. Secondo E.
Milj (Carsoli rediviva ovvero Storiche ricerche intorno all'antichissima città di
Carsoli nell'Umbria, 1800) Cesi e Carsulae vennero posti sotto un dignitario
longobardo e successivamente, nel 962, furono infeudati ad un certo Arnolfo
dall'Imperatore Ottone I di Sassonia insieme a tutto il territorio del gastaldato di
Sangemini. Il primo documento nel quale si fa menzione del raggruppamento di tali terre
dette "Arnolfe", risale al 1042: con esso l'Imperatore Enrico II trasferisce
alla Chiesa il territorio compreso tra Spoleto, Terni e Narni. In realtà le Terre
Arnolfe, pur diventate patrimonio della Chiesa, gravitarono nell'orbita del Ducato di
Spoleto fino agli inizi del XIII secolo, quando Innocenzo III costrinse il duca di
Spoleto a restituirle alla Chiesa. Risiedendovi la massima autorità nominata dalla
Curia di Roma, di fatto Cesi divenne la capitale delle Terre Arnolfe. Le Terre Arnolfe
vennero occupate brevemente dall'Imperatore Federico II di Svevia che, in lotta contro il
papato, le sottomise nel 1240 insieme a molte altre terre umbre. Tornate sotto la Chiesa
vennero concesse a Spoleto, per essere poi sottoposte al potere del Castellano della Rocca
di Cesi. |
Note:
Il nome si può far risalire alla parola carsa (molto diffusa in area mediterranea, indicante luoghi caratterizzati da fenomeni carsici) o al celtico car-suli (pietre maestose, pietre attraenti).
La Via Flaminia Vetus (220 a.C.) da Roma, attraversato il Ponte Milvio, raggiungeva Aquileia. La creazione in Umbria della strada consolare fece seguito alla conquista romana del territorio esteso da Roma a Fano. Entrava in Umbria da Otricoli (Ocriculum), attraversava Narni (Narnia) e poi, passando per Sangemini (Casventum ?) attraversava Carsuale (dove fungeva da cardo maximus) per dirigersi successivamente verso Acquasparta, Massa Martana e, scavalcando i Monti Martani, Bevagna (Mevania) e Forum Flaminii (nei pressi dell'attuale Foligno). La costruzione della Flaminia implicò lo spostamento dei commerci su assi preferenziali, lungo i quali si muovevano anche le truppe dell'esercito romano.
Una sopravvivenza del culto degli dei gemini, ormai cristianizzato, è ravvisabile nel nome del paese di San Gemini, dove si trasferirono, nel medioevo, gli abitanti di Carsulae.
Il culto dei Dioscuri ha radici micenee e trova paralleli nelle culture del medio oriente e dell'India (anche gli dei gemini della mitologia indiana erano considerate divinità guaritrici ed avevano un certo rapporto con l'acqua). Gli dei gemelli venivano raffigurati come grandi atleti: Castore (mortale) un cavaliere e Polluce (immortale) un pugile. Quando Castore morì, il fratello supplicò il padre Zeus di condividere l'immortalità con il fratello. Zeus acconsentì e fece trascorrere loro alternativamente un giorno nell'Ade e un altro nell'Olimpo (la "morte alterna"). I Dioscuri, essendo considerati come eroi e salvatori, potevano soccorrere gli uomini nei pericoli (tutelavano i naviganti, aiutavano in battaglia, proteggevano nelle gare agonistiche), nelle malattie e fornendo auspici,.proteggevano inoltre le partorienti. Il loro simbolo era rappresentato dalla doppia stella (da cui ha preso il nome la costellazione dei Gemini, come nella "morte alterna" dei Dioscuri, i due astri si alternano: mentre Pollux sorge, Castor cala), quasi sempre presenti sulla testa nelle loro raffigurazioni (soprattutto nelle monete). Essendo i divini fratelli gemini molto popolari e venerati per la loro benevolenza, molti personaggi che formavano coppie (p.es. Druso e Germanico), venivano assimilati al loro culto.
"...Si tratta di una struttura costituita essenzialmente da una base quadrata (poco importa che tale parte inferiore abbia una forma cubica o più o meno allungata) sormontata da una cupola di forma più o meno rigorosamente emisferica. Fra gli esempi più caratteristici si può citare, con Coomaraswamy, lo stupa buddistico, e anche aggiungeremo, la qubbah islamica, la cui forma centrale è esattamente identica" -nota n°1: "La destinazione dei due edifici è del resto anch'essa similare giacché lo stupa, almeno in origine, era fatto per contenere delle reliquie, e la qubbah è eretta sulla tomba di un wall." "...E' opportuno osservare anche che un arco, con i suoi pilastri rettilinei e il sesto che poggia su questi, non è altro in realtà che lo spaccato verticale di tale struttura; e, in quest'arco, la 'chiave di volta' che occupa il vertice corrisponde evidentemente al punto più elevato della cupola..." "...E' facile rendersi conto, anzitutto che le due parti della struttura appena descritta raffigurano la terra e il cielo, cui in effetti corrispondono rispettivamente la forma quadrata e la forma circolare..." - Renè Guènon, Simboli della Scienza sacra - Titolo originale: Symboles fondamentaux de la Science sacrèe - Adelphi Edizioni - 1978, pp.221 - 222.
Questo legame è particolarmente evidente a Carsulae, con il teatro e l'anfiteatro molto vicini all'area forense; le direttrici comunque sono diverse, segno di una grande autonomia nella dislocazione urbana di questi edifici.